COEX nasce dalla felice intuizione di due storiche aziende tessili, Torcitura Padana e Gruppo Zanolo, che hanno unito le proprie professionalità ed energie per dar vita a un prodotto nuovo: la prima tecnologia in grado di trasformare dall’interno la struttura delle fibre naturali rendendole completamente ignifughe, senza modificarne le caratteristiche.
Allo sviluppo di questo ambizioso progetto ha contribuito con tenacia ed entusiasmo Simona Pesaro, oggi alla guida di Torcitura Padana dopo essere subentrata a papà Franco, dal quale ha ereditato la passione per questo lavoro.
La tua famiglia opera nel tessile da diverse generazioni, l’ingresso in azienda è stato un passaggio naturale?
Naturale sì, ma non obbligato. L’idea di dedicarmi all’azienda di famiglia la coltivavo fin dai tempi del liceo - quando per arrotondare durante le vacanze estive venivo qui a lavorare come operaia - ma finché non sono stata sicura non l’ho mai detto in famiglia. Volevo sentirmi libera di scegliere senza condizionamenti esterni. La decisione definitiva l’ho presa dopo la laurea in economia e commercio, e oggi sono molto contenta di questa scelta e follemente innamorata del mio lavoro. Non mi vedrei in nessun altro posto.
Come è stato accolto in azienda questo avvicendamento generazionale “al femminile”?
In realtà è stato un processo molto graduale: io sono entrata nei primi anni ’90 e mio papà è stato presente in azienda fino a pochi anni fa. C’è stato dunque un lungo periodo di affiancamento – e talvolta di scontro… abbiamo due caratteri molto diversi! – in cui i colleghi hanno avuto modo di conoscermi e valutarmi “sul campo”. Non ho comunque mai percepito nessun tipo di diffidenza o resistenza nei miei confronti per il fatto di essere una donna: sarà perché siamo gente concreta, che bada ai fatti più che alle etichette.
E all’esterno?
Nel settore tessile c’è una forte presenza femminile a livello di manodopera, che poi è l’energia che fa muovere tutto; ma i ruoli manageriali, come purtroppo spesso accade, sono quasi esclusivamente appannaggio degli uomini. Mi è capitato tante volte di essere l’unica donna in un contesto esclusivamente maschile, ma devo dire che raramente ho avvertito pregiudizi nei miei confronti. E se anche ci fossero stati, sarei andata avanti per la mia strada senza farmi condizionare. Credo che le persone vadano giudicate per quello che fanno: uomo o donna poco importa, l‘importante è lavorare bene e con passione e portare a casa i risultati.
Come riesci a conciliare impegni lavorativi e vita privata?
Non è facile – e lo dico in un momento particolarmente intenso per la mia vita professionale – ma bisogna imporselo. Riuscire a ritagliarsi dei momenti da dedicare a se stessi - anche brevi, ma di qualità - è fondamentale per lavorare bene. Se non stacchi la spina ogni tanto rischi il corto circuito: anche chi, come me, è molto appassionato del proprio lavoro.
Quale valore aggiunto portano le donne in azienda?
È la diversità che crea valore. La molteplicità di punti di vista è una straordinaria fonte di ricchezza per le aziende, il motore per la creatività e l’innovazione: sarebbe sciocco, oltre che anacronistico, non coglierne le potenzialità. In fondo anche COEX è nato dall’incontro e dall’apporto di diversi soggetti, ciascuno con le proprie specificità: aziende, istituti di ricerca, gli stessi clienti che con le loro richieste ci hanno spinti a sperimentare e innovare. Senza la combinazione di tutti questi fattori probabilmente il progetto non avrebbe mai visto la luce.
Cosa ti aspetti dal futuro?
La mia ambizione è far conoscere il marchio COEX in Italia e all’estero e svilupparne tutte le potenzialità perché credo sia una tecnologia davvero innovativa, in grado di portare una piccola rivoluzione nel nostro settore, e nella vita di tutti noi. Le possibili applicazioni sono tante, dall’arredamento all’abbigliamento: non solo quello da lavoro, ma anche, ad esempio, nel settore per l’infanzia, dove naturalità, comfort e sicurezza sono valori imprescindibili. Insomma, è una storia ancora tutta da inventare.